A prima vista, le accuse di sabotaggio rivolte alla maggioranza dei dirigenti economici, avrebbero dovuto essere percepite come assurde, sia dalla popolazione nel suo complesso che dai membri dell’apparato. Ma Stalin, che con questa versione si proponeva il raggiungimento di ampi obbiettivi, riuscì a ottenere un certo grado di credibilità, se non tra i politici più sofisticati, almeno tra il popolo minuto. Il sabotaggio serviva come giustificazione per il fatto che le ampiamente strombazzate assicurazioni circa l’inizio di una “vita felice”, erano in stridente contraddizione con le condizioni di vita della popolazione. Infatti, aldilà della cerchia ristretta dell’aristocrazia Sovietica, ben poche persone nel paese avevano iniziato a vivere “meglio e con più gioia”, anche rispetto ai terribili anni del Primo Piano Quinquennale. Essendo necessario spiegare i fallimenti delle politiche di Stalin, tornava utile attribuirne la responsabilità agli intrighi dei sabotatori, o in altre parole, indirizzare il crescente malcontento popolare nei confronti di Stalin e dei suoi stretti collaboratori, contro i dirigenti di livello inferiore.
L’accusa di sabotaggio e di altre forme di attività ostili(nel senso criminale del termine), erano la peculiare replica di Stalin alle critiche che gli erano state mosse da vecchi e nuovi raggruppamenti di oppositori, negli anni trenta. “Il più insidioso dei nemici del partito e della dittatura del proletariato”,stava scritto nella Piattaforma di Riutin,” il più pernicioso dei controrivoluzionari e dei provocatori non avrebbe potuto lavorare meglio alla distruzione del partito e dell’edificazione socialista di quanto sta facendo Stalin…Stalin sta, oggettivamente, giocando il ruolo del traditore della rivoluzione socialista…Per quanto a prima vista possa sembrare mostruoso e paradossale, il nemico principale del Leninismo, della dittatura del proletariato e dell’edificazione socialista si trova al momento nelle nostre fila, ed è anzi alla guida del partito”(1). Quanto simili opinioni fossero diffuse tra i comunisti si può rilevare da molte lettere spedite dall’URSS e pubblicate dal Bollettino dell’Opposizione .Così, uno degli autori, scrisse di una conversazione da lui avuta con uno che mai prima di allora aveva criticato la “linea generale”. Questi, nonostante avesse partecipato alla collettivizzazione forzata, si esprimeva come segue:”Se la borghesia avesse voluto mandare da noi dei sabotatori, non avrebbero potuto agire meglio di Stalin. C’e da pensare che ci troviamo di fronte a una provocazione gigantesca”.
La scelta irresponsabile della collettivizzazione e industrializzazione forzata non era affatto dovuta alle necessita di sopravvivenza del paese o a garantire la possibilità di una difesa di fronte a una possibile aggressione fascista. E’ ben noto che i grossolani errori di previsione di Stalin, prima e all’inizio della guerra, permisero alle armate Hitleriane di occupare all’interno dell’URSS un territorio grande due volte la Francia, su qui viveva un terzo dell’intera popolazione nazionale. Nei territori occupati, circa trentaduemila fabbriche, impianti e altre imprese industriali, per non parlare delle piccole aziende e dei negozi, furono, in tutto o in parte, distrutte e saccheggiate. Secondo le statistiche del presidente del Gosplan, N. A. Voznesensky, in “L’Economia dell’Urss Durante la Grande Guerra Patriottica” ci fu una perdita ammontante a circa i due terzi dell’intera ricchezza nazionale. Così, la parte maggiore della ricchezza del paese, creata a costa di grandissimi sforzi, sofferenze e privazioni dal popolo Sovietico fu distrutta negli anni di guerra.
Negli anni trenta, anche il minimo dubbio in ordine alla puntuale possibilità di realizzazione di piani assegnati dall’alto, veniva bollato, nel gergo del partito, come “opportunismo”.Ovviamente,la furiosa tabella di marcia durante le costruzioni causava incidenti e catastrofi, per non parlare poi della scarsità dei mezzi necessari, che spesso riducevano a nulla il risultato degli sforzi eroici degli entusiasti del Piano Quinquennale. Trosky , aveva ripetutamente avvertito : le decisioni volontaristiche e le loro conseguenze avrebbero potuto produrre la sfiducia delle masse nei confronti dei dirigenti statali. Per dirottare la sfiducia popolare verso gli obbiettivi desiderati, Stalin si inventò che il sabotaggio veniva direttamente dai Commissari del Popolo, dai direttori e dagli ingegneri. Per comprendere la dimensione della miseria in cui versavano le masse popolari, lo scontento crescente e i conflitti sociali nel paese, è utile aprire il libro del giornalista Americano John Scott. Dal Gennaio del 1933 alla fine del 1937 ha lavorato come saldatore alla costruzione del gigantesco Combinat metallurgico di Magnitogorsk. Arrivato in Unione Sovietica come Entusiasta dell’edificazione socialista, Scott è stato non solo un attento osservatore di quanto gli accadeva intorno, ma ha anche potuto studiare materiale contenuto negli archivi del sito industriale in costruzione ( prima del periodo della mania per le spie del 1937 - 1938, uno straniero poteva informarsi direttamente sui documenti che illustravano la situazione reale del sito in costruzione).
Oltre Magnitogorsk, Scott visitò numerose altre fabbriche, e, nel libro che scrisse nel 1941, presentò un quadro oggettivo su quanto accadeva in Unione Sovietica durante l’industrializzazione. Raccontò che, dal 28 al 32, circa duecentocinquantamila persone arrivarono mella landa desolata dove si stava innalzando il gigantesco impianto di Magnitorsk. Circa i tre quarti di loro erano volontari in cerca di lavoro, di una tessera per il pane, di migliori condizioni di vita. Il resto erano contadini deportati e criminali condannati ai lavori forzati. Fin dall’inizio,”la tabella di marcia dei lavori era talmente intensa, che moltitudini affamate e congelate di i uomini e donne, venivano sottoposte a un lavoro inumano e a condizioni di vita inconcepibili”. Nell’inverno del 32/33, le forniture alimentari furono talmente scarse che, anche i lavoratori specializzati, al di fuori di poco latte e zucchero, non ricevettero ne carne ne burro. Dagli empori di cui possedevano la tessera, ottennero solo pane e poco cereale. In questi stessi empori, senza la tessera di razionamento, si poteva acquistare solo, profumo, tabacco,qualche volta sapone, sale, te surrogato di caffè e dolciumi di scarsa qualità.” Questi ultimi prodotti, comunque, non si trovavano quasi mai, e, quando arrivava una fornitura, i lavoratori abbandonavano gli stabilimenti, e, con i mano gli strumenti lavoro, lottavano per disputarsi ,mezza libra di dolci immangiabili”.
Otre questi, c’erano negozi per operai specializzati, tecnici, ingegneri ed elite amministrativa, dove si trovava un buon assortimento di merci. I più forniti erano gli empori per specialisti stranieri, dove i capi degli ingegneri e il personale amministrativo erano assegnati. I prezzo dei beni in questi negozi erano notevolmente più bassi rispetto a quanto spendevano i semplici lavoratori quando riuscivano a trovare, nei loro empori, la stessa merce.
Tali contrasti erano anche nelle condizioni di vita. La quasi la totalità dei lavoratori viveva in insediamenti senza acqua corrente né fogne, spesso in baracche provvisorie, in tenda, in rifuggi di fortuna. Per contrasto, in periferia erano state costruite circa 150 case in muratura, tetto in metallo, fornite di acqua corrente ed elettricità. Erano abitate dagli alti dirigenti, e da quei lavoratori stranieri che ricevevano lo stipendio in valuta pesante.
Non meno precarie erano le condizioni lavorative, come si vede dal numero estremamente alto di incidenti sul lavoro. Questo problema era aggravato dal fatto che la maggior parte dei lavoratori erano, praticamente fino al giorno prima, dei contadini senza alcuna esperienza di lavoro industriale. Praticamente erano come dei bambini non in grado di capire i possibili pericoli. Per la loro qualificazione professionale erano previsti dei brevi corsi,ovviamente” senza sottrarli alla produzione”, vale a dire, corsi serali dopo una giornata di stremante lavoro. A molti di loro, nonostante la durata e l’estrema intensità della prestazione lavorativa, venivano chiesti due turni di lavoro. Così le infermerie erano costantemente piene di “ grandi ustionati che gridavano per tre giorni prima di morire e di uomini schiacciati come mosche da gru e da altri strumenti pesanti.”
Dopo averne sperimentato l’insostenibile condizione, molti di questi lavoratori, abbandonano le fabbriche in cerca di altri posti, dove, avevano sentito dire, si stava meglio. Inoltre, anche se servivano operai specializzati, l’organico veniva comunque riempito di lavoratori alle prime armi.
” Il risultato era che i ponteggi crollavano e le mura non stavano in piedi”.
In questa situazione, risorse che potevano essere utilizzate per migliorare le condizioni di lavoro degli operai, venivano insensatamente sprecate a causa della cattiva organizzazione del lavoro e della produzione. Non era infrequente il caso di lavoratori mandati a riempire di cemento fondamenta senza che le buche fossero state scavate completamente., o a eseguire lavori senza gli strumenti e il materiale necessario allo scopo. Allo stesso tempo, grandi quantità di materiale arrivava quando ormai non era più necessario e non sarebbe servito per anni. Questi beni, registrati sotto la voce “ piano di approvvigionamento soddisfatto, costituivano in realtà un costo, dato che dovevano curati e conservati.”
Mancando la necessaria quantità di combustibile per scaldare le misere abitazioni, a dispetto delle severissime pene previste contro il “furto alla proprietà socialista”, tonnellate di materiale destinato ala produzione, veniva rubato dai lavoratori per scaldarsi la casa.
In queste condizioni, “ con il denaro gettato via come acqua, gli uomini affamati e congelati, l’industrializzazione andava avanti con un disprezzo per l’individuo e, allo stesso tempo, con fenomeni di eroismo di massa mai riscontrati nella storia.
Anche dopo che l’industrializzazione inizio a produrre qualche risultato, la burocrazia prestò, come prima d’altronde, scarsissima attenzione allo standard di vita dei lavoratori. Sebbene il salario nominale crescesse, l’incremento veniva azzerato dal galoppare dell’inflazione. Sulla base dell’osservazione personale e dello studio sulle statistiche del Combinat, Scott fu in grado di sostenere che, in termini reali, il salario degli operai di Magnitorsk, dal 1929 al 1935, non era cresciuto punto. Ne diminuirono le scelte scriteriate in ordine alla produzione, che tante colossali perdite avevano causato. Così, a causa dello scarso coordinamento nel predisporre i vari elementi di produzione, poteva capitare che gli altiforni iniziassero a funzionare prima che la fabbrica fosse completata. Come risultato di tutto questo,” svanivano qualcosa come circa 25 milioni di dollari ogni anno”. I ritardi nella costruzione delle fabbriche chimiche, tipici della caotica e asistematica modalità di lavoro durante il primo piano quinquennale, nel il processo contro il “Centro Troskysta Anti-Sovietico”, risultarono essere un deliberato sabotaggio da parte di Rataichak e di altri dirigenti dell’industria chimica.
Anche a fabbrica ultimata, comunque, raramente il lavoro procedeva senza incidenti, in quanto, come prima d’altronde le risorse spese per la sicurezza erano scarsissime: così mentre” le attrezzature erano rovinate, i lavoratori schiacciati, gasati , avvelenati, si continuava a gettare via il denaro in quantità astronomiche”. Nel frattempo, nessuno tra i responsabili si azzardava, neanche per il tempo necessario a predisporre quelle misure atte a salvaguardare l’incolumità della forza lavoro. Il risultato di tale situazione erano gli infiniti incidenti accompagnati da perdite umane. Descrivendo un’esplosione in uno degli altiforni, Scott enfatizzava che, per due intere settimane prima della catastrofe, tutti coloro che avevano a che fare con l’altoforno, era consapevoli che c’erano dei guasti nell’apparecchiatura. Il caposquadra ne riferì al direttore della fabbrica, il quale ne informò il direttore del Combinat Zaveniagin. Comunque, neanche una telefonata tra quest’ultimo e Ordzhonikidze è bastata per fermare temporaneamente la produzione per effettuare le riparazioni.”Nessuno”, scriveva Scott,” voleva prendersi la responsabilità di fermare per tempo la fornace, in un periodo in cui nel paese c’era una grande necessità di ghisa.”
Altri problemi si presentarono con l’introduzione forzata nel Combinat del movimento Stakanovista. Le brigate d’assalto degli stakanovisti,provocarono un’impennata negli indici di produzione,ma, l’implacabile ricerca del record da parte delle amministrazioni,dava luogo a situazioni nelle quali,"molte cose venivano costruite con difetti che si rivelavano solo in futuro.Gli strumenti sovrautilizzati non ricevevano la dovuta manutenzione ordinaria. I mezzi di trasporto, su gomma e su rotaie, erano fortemente sovrautilizzati”.Nel periodo del boom stakanovista,la stessa situazione di supersfruttamento di uomini e mezzi si verificava in tutto il trasporto ferroviario nell’intera nazione. In seguito i ritmi vennero notevolmente rallentati. Tutto questo dava luogo al moltiplicarsi degli incidenti industriali, il livello dei quali si potevano verificare nelle statistiche presentate al Plenum di Febbraio-Marzo. Solo in una miniera del Kubas nel 1936, c’erano stati 1600 incidenti in qui erano stati feriti più della metà dei minatori che vi lavoravano.
Una delle ragioni della scarsa efficacia del management nel garantire la sicurezza dei lavoratori, per cui i lavoratori pagavano con la loro salute e spesso con la vita, stava nell’eccessiva centralizzazione della guida dell’industria. Per esempio, il Commissariato Dell’Industria Pesante, da solo dirigeva migliaia di fabbriche e miniere sparse in tutto il territorio nazionale.”Ciò che veniva creato con un colpo di penna, ci si aspettava che dovesse funzionare immediatamente”, scrisse Smith.”Il risultato era quello che ci si sarebbe dovuto attendere: grande entusiasmo, dedizione sconfinata e lavoro durissimo, e insieme ,confusione incredibile, disordine, incompetenza.”
A questo bisognava aggiungere la scarsa preparazione dei quadri direttivi delle aziende.” Mentre c’erano degli operai relativamente ben addestrati, molti dirigenti erano ben lungi dal padroneggiare il loro mestiere. Essi non avevano nemmeno un quarto dell’esperienza professionale degli uomini che occupavano le loro stesse posizioni nell’industria Americana e in Europa Occidentale”.
La gestione inetta dei dirigenti dell’industria dette luogo a tutta una serie di rapporti fraudolenti, la cui portata può essere rilevata dagli interventi del Plenum di Febbraio-Marzo. Così, Molotov si riferì ” a relazioni sull’estrazione del carbone del Dombas, dove siamo stati ingannati per anni”, e della presentazione “di rapporti concernenti l’inaugurazione di centrali elettriche, officine, quando, in realtà, l’attività è iniziata dai sei agli otto mesi dopo le appassionate relazioni”.
Tutto questo- l’elevato numero di incidenti, la violazione delle norme di sicurezza, l’incompetenza, dei quadri direttivi- nel 1936-1937, veniva attribuito al sabotaggio del personale tecnico amministrativo e ingegneristico. Inoltre la questione era posta in modo tale che i manager e gli specialisti erano impossibilitati a salvarsi, qualunque fossero le loro decisioni: Kaganovich chiese forti pene sia per chi si atteneva alle blande norme di sicurezza, sia per chi provocava incidenti dovuti alla non osservanza delle suddette norme. Mikoyan dichiarò che i riferimenti a difetti tecnologici erano solo”fumo per coprire incidenti è danneggiamenti organizzati intenzionalmente…Noi dobbiamo investigare , dare la caccia e infine scovare i sabotatori celati”.
All’inizio, l’uso dell’attività dei sabotatori allo scopo di spiegare i fallimenti economici, suscitò un certo grado di consenso, specialmente tra i gli stalinisti più ingenui, che finalmente scoprivano la ragione delle terribili disgrazie che avevano afflitto “il paese del socialismo vittorioso”.
Così, M. A. Svanidze(moglie di A. S. Svanidze, fratello della prima moglie di Stalin), che aveva accesso alla ristretta cerchia del grande “capo” verso cui aveva un atteggiamento di sacra riverenza, e sebbene non condivideva le pene della vita quotidiana che angustiavano milioni di persone, scrisse nel suo diario alla fine del 1936 :” Ovunque guardo vedo intorno a me sabotaggio, mi viene voglia di piangere. Vedo sabotaggio nel fatto che per costruire il palazzo dei Soviet sono stati demoliti almeno 100 bei palazzi e altrettante abitazioni individuali Durante una grave crisi degli alloggi si vede la demolizione di bellissimi edifici e lo sgombero di migliaia di persone che nessuno sa dove andranno a finire…e le folle che danno lì impressione di mendicanti…E il lavoro dell’industria leggera? Perché i prezzi sono aumentati del 100 % e nei negozi non si trova niente?Dov’è la lana e il cottone, per cui sono state distribuite medaglie al valore per il raggiungimento degli obbiettivi fissati nel piano? Cosa sono,se non dei parassiti, i funzionari dell’industria leggera,con tutti le loro realizzazioni da record, se in 19 anni non sono riusciti a vestire il paese di abiti dignitosi?…e ora tutto il mondo parla della nostra povertà, cosa niente affatto vera, dato che siamo ricchi di denaro , di risorse e di talenti. Cosa sta succedendo? Dov’è la produzione e il superamento dei piani? E che dire della costruzione di ville per le vacanze, dell’enorme quantità di denaro pubblico sprecato per il mantenimento di lussuosi sanatori?”
Durante il promo arresto, i “sabotatori” economici si aspettavano di soffrire una punizione relativamente lieve, come quella spettata all’inizio degli anni trenta agli specialisti non iscritti al partito, ai quali, dopo il processo fu comunque data la possibilità di lavorare e di vivere in buone abitazioni. John Scoott racconta che nel 1932, la GPU inviò a Magnitogorsk da venti a trenta ingegneri già accusati nel caso del “Partito Industriale” All’arrivo a Magnitogorsk, accompagnati dalle famiglie, ricevettero case di quattro stanze e automobile e contratti di lavoro che prevedevano una paga di 3000 rubli al mese (10 volte di più rispetto al salario medio di un operaio). Anche se erano sotto il controllo della polizia politica, avevano il permesso, durante le vacanze , di andare a caccia nei boschi degli Urali, a decine di kilometri dalla città di residenza.” Ebbero posizioni di grande responsabilità, e furono esortati a lavorare duramente per dimostrare che intendevano diventare dei buoni cittadini Sovietici. Uno degli ex “sabotatori” diventò capo elettricista del combinat, un altro ingegnere capo della fabbrica chimica. Diversi di loro ricevettero medaglie per i risultati raggiunti con il loro lavoro. Secondo l’opinione di Scott,” Essi si rivelarono disposti a supportare Stalin piuttosto che Trotsky, non essendo per niente in sintonia con l’idea della rivoluzione mondiale e di una società senza classi”.
Era difficile prevedere che la sorte degli specialisti rossi sarebbe stata incomparabilmente più terribile di quella subita dagli specialisti senza partito arrestati all’inizio degli anni '30. Certo, alla fine del 36, la paura serpeggiava tra i “direttori rossi” quando iniziarono a diventare i capri espiatori degli errori di pianificazione e della gestione burocratica dell’economia. Al Plenum di Febbraio-Marzo Molotov lesse una lettere inviata da Birman, direttore della fabbrica metallurgica in Dnepropetrovsk, a Orgionikize;”La situazione che si è venuta a creare negli ultimi tempi qui a Dnepropetrovsk”, scriveva Birman,” mi spinge a rivolgermi a lei in qualità di vecchio compagno e membro del Politburo, per chiederle consigli e aiuto. Ho l’impressione che la direttiva da parte delle più alte autorità del partito, riguardanti il completo sviluppo di critica e auto-critica…sia stata interpretata come un ordine di lanciare fango su tutti gli altri, in special modo su certe categorie di funzionari e su alcuni leader…Queste particolari categorie di persone, consistono specialmente in in economisti e direttori di fabbrica, i quali, come dopo un misterioso tocco di bacchetta magica sono diventati il principale bersaglio di questa autocritica.”
Il pieno dispiegamento di tale “auto-critica” finiva, il più delle volte, con l’arresto di direttori, ingegneri e capireparto. Nelle fabbriche crescevano diffidenza e ostilità da parte dei lavoratori nei confronti dei loro capi e la disciplina dei lavoratori cominciava a venir meno. Come disse Mikoyan al Plenum di Febbraio-Marzo:”Ora quando si scopre un sabotaggio, i lavoratori sospettano immediatamente dei loro superiori: E corretto il tale o tal’altro ordine? E non potrebbe trattarsi di sabotaggio?”
Ma in realtà, ci furono d’avvero atti di diversione e di sabotaggio? Il libro di Scott ci permette di rispondere, in quanto racconta di diversi incidenti frutto di “genuino” sabotaggio avvenuti a Magnitogorsk. Così, una mattina è stato trovato vetro frantumato nel principale condotto della turbina, il che avrebbe immediatamente distrutto i cuscinetti. Nelle vicinanze furono trovati diversi contenitori con lo stesso materiale, che serviva per il rivestimento degli elettrodi. Scott spiega questo caso in questa maniere: si trattava di un contadino dekulakizzato e amareggiato che lavorava in questa fabbrica, il quale gettando una manciata di vettro dentro la macchina si prendeva un rivincita sul regime Sovietico che lo aveva deportato. Scott diede un altro esempio della “rabbia cieca di uno di questi uomini sfortunati”, a cui aveva avuto la possibilità di assistere personalmente:”Una volta vidi un vecchio contadino gettare un piede di porco dentro un grande generatore elettrico, e poi consegnarsi subito alle guardie armate ridendo allegramente”.
Un ulteriore esempio raccontato da Scott, era legato a una capo reparto che egli conosceva bene, e che proveniva da una famiglia borghese i cui genitori perirono durante la rivoluzione. Dopo aver cambiato di nome ed essere riuscito a “confondersi nella folla”, era diventato un ottimo operaio qualificato nel campo della metallurgia. Per gli standard sovietici era un uomo di successo relativamente ricco. Con tutto questo, non aveva dimenticato che la rivoluzione gli aveva distrutto la vita ed “era piuttosto esplicito nel criticare il potere Sovietico. Era un grosso bevitore e sotto l’effetto della vodka non riusciva a tenere a freno la lingua. Una volta, presenti ospiti stranieri proclamò l’intenzione di “distruggere tutto l’impianto”. Non molti giorni dopo questa conversazione una pesante chiave fu trovata dentro una delle turbine importate dalla Germania. Quasi tutte le macchine furono rovinate, il lavoro interrotto. La perdita ammontava a molte migliaia di rubli. La settimana successiva venne arrestato e ammise le sue responsabilità nel sabotaggio. Ebbe una condanna a otto anni”.
Secondo Scott, spesso, criminali comuni come esistono anche in Occidente, venivano accusati di sabotaggio:”la differenza era è che truffare a Magnitogorsk era molto più difficile che farlo a New York e a Chicago, e una volta scoperti era più probabile essere condannati per sabotaggio e attività controrivoluzionari e non per furto, quindi con pochissime possibilità di salvarsi”26. Per spiegare tutto questo , Scott cita il caso di un direttore di costruzione di alloggi per operai. Quest’uomo si fece costruire una villa con quattro stanze, buoni mobili e moquette. Nello stesso tempo il piano previsto era stato realizzato solo al 60%.. Nel corso dell’inchiesta si è appurato che egli, sistematicamente, distraeva fondi statali, e aveva instaurato la pratica di vendere materiale di costruzione alle fattorie collettive a prezzi bassissimi per intascarsi il ricavato. Venne processato pubblicamente e i giornali locali, per giorni trattarono ampiamente il suo caso. Nonostante questo, il direttore truffatore non venne condannato per ladrocinio o corruzione, ma per sabotaggio doloso nella costruzione di case per i lavoratori. Dopo che confessò le sue colpe di sabotaggio venne condannato a morte.
Scott descrive il meccanismo di fabbricazione di una” organizzazione contro-rivoluzionaria” riferendosi al direttore della fabbrica che lavorava il carbone, Shevchenko,” un delinquente, un carrierista senza scrupoli. Le sue aspirazioni e idee diferivano completamente da quelle dei fondatori del socialismo. Il credo morale di Shevchenko era ben espresso da un’affermazione che ripeteva spesso- esclusi io e te- diceva- tutti gli uomini sono delle puttane. Se tieni fermo questo principio non ti potrà accadere niente di male”
Nel 1935 ci fu una grande esplosione nella fabbrica che dirigeva Shevchenko.Ci furono 10 morti e 18 feriti. Sulle prime Shevchenko non ricevette una vera punizione. Ma nel '37 ci fu un processo in cui venne accusato di essere una spia Giapponese e di avere dolosamente organizzato l’esplosione. Circa venti persone vennero accusate nel processo alla “cricca di Shevchenko”. Alcuni di loro, erano, secondo Scoot, dei truffatori come Shevchenko, eccetto uno, che era una nazionalista Ukraino:” Era profondamente convinto che l’Ukraina era stata conquistata, distrutta, e ora sfruttata, da un gruppo di Bolscevichi in gran parte ebrei, che stavano portando il paese e l’intera Unione Sovietica alla rovina. Questo era un uomo che avrebbe potuto rappresentare una reale minaccia per il potere Sovietico. Avrebbe potuto, nel 1941, collaborare con i tedeschi alla “liberazione dell’Ukraina”.Comunque, come tutti gli altri imputati,” fu processato solo perché ebbe la sfortuna di lavorare con un uomo caduto in disgrazia con la NKVD”.
Tutti questi episodi dimostrano che i “gruppi organizzati di sabotatori”, per la partecipazione ai quali migliaia di persone sono state arrestate a Magnitogorsk, non sono , di fatto, mai esistiti. Singoli fatti di sabotaggio sono stati compiuti da individui che odiavano il potere Sovietico, ma mai da comunisti o da figure di spicco nella gestione economica.
Analizzando le testimonianze del secondo processo di Mosca circa il sabotaggio, Trotsky spiego le diverse forme di “sabotaggio” che gli imputati avevano confessato: ritardi nel completamento dei piani di edificazione e continue revisioni degli stessi; Sprechi di risorse e di capitali; Imprese che partivano senza essere completate; Immobilizzazione di risorse:Eccessive riserve di capitali e così via. Trotskij ha ricordato che, a partire dal 1930, nei suoi articoli aveva continuamente sottolineato la cronica debolezza dell’economia Sovietica pianificata gestita dalla burocrazia-”Forse il mio lavoro critico faceva parte di un sabotaggio?”- Scriveva Trotskij: “ Ma in quel caso avrei dovuto usare la “doppia faccia” per coprire i crimini che, invece, ho esposto”. E così mentre stavo organizzando segreti atti di sabotaggio, impiegavo tutte le mie forze per attirare l’attenzione del governo sugli atti di “sabotaggio” e, ovviamente, sugli autori materiali del crimine. Una cosa talmente furba da diventare stupida”.
Per l’accusa accoppiata di trotzkismo e sabotaggio era “la più ributtante dell’intera macchinazione giudiziaria, sia nella concezione che nell’esecuzione”, in quanto preparava la persecuzione di migliaia di ingegneri ferroviari, sostenitori della “ Teoria del limite”. Il cuore di questa teoria sosteneva che la misura dell’espansione ferroviaria doveva tener conto di determinati limiti tecnologici. Dopo che Kaganovich divenne Commissario del Popolo per i Trasporti, “lLa teoria del limite”, venne denunciata,”non solo come un pregiudizio borghese,ma come invenzione dei sabotatori”.”Indubbiamente, molti specialisti cresciuti durante l’epoca capitalista”, scriveva Trotskij,” hanno sottovalutato le potenzialità dell’economia pianificata ed erano inclini ad accontentarsi di obbiettivi limitati. Ma da questo non consegue che i tempi dell’economia sono dettati solo dall’energia e dalla volontà dei burocrati. La ricchezza generale del paese, il legame tra le varie parti dell’industria, il livello di specializzazione dei lavoratori, la percentuale di esperti ingegneri e, per concludere, il livello materiale e culturale della popolazione- questi sono i fattori di base che hanno l’ultima parola nel determinare lo sviluppo. La violenza su questi fattori da parte della burocrazia, usando il nudo comando, la repressione,gli incentivi (Stakanovismo), sarebbe stata inevitabilmente pagata : caos nelle fabbriche, macchinari rovinati, alte percentuali di prodotti di bassa qualità, incidenti e distruzioni. Molto difficile considerare tutto questo come una cospirazione Trotzkista.
Trotskij sottolineò che la stampa Sovietica, sempre, quando si riferiva ai trotzkisti ne parlava come di un gruppo insignificante, isolato e odiato dalle masse. Invece al processo Radek-Piatakov,i testimoni anno parlato di modalità sabotative, che sarebbero possibili solo se, l’intera amministrazione, dal vertice alla base, avesse portando avanti i suoi spregevoli atti, con il supporto attivo, o quantomeno passivo,della generalità dei lavoratori. Così Stalin, per terrorizzare il popolo Sovietico, era costretto a incrementare continuamente il numero dei sabotatori “scoperti”.
Trotskij notò anche la spudoratezza degli inquisitori stalinisti, quando, dopo insistenti domande dell’accusatore, gli accusati confessarono di aver provato a colpire quante più vite umane possibile. Finito il processo, venne annunciata la scoperta di crimini ancora più orrorifici perpetrati dai “trotzkisti”. La stampa pubblicò che a Novosibirsk, tre Trotzkisti erano stati giustiziati per aver dato fuoco a una scuola, causando la morte di molti bambini.Ricordando che una simile tragedia che aveva commosso il mondo intero, era capitata, non molto tempo prima, in una scuola del Texas. Trotskij propose di immaginare, subito dopo la tragedia “ il governo degli Stati Uniti che iniziava una furiosa campagna nazionale contro il Comitern, accusando i suoi membri di strage di bambini…Questo serve per farsi un’idea approssimativa della politica di Stalin oggi. Simili accuse, possibili solo nell’atmosfera avvelenata della dittatura totalitaria, contengono la loro stessa smentita”.
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Ultima modifica 21.02.2012